La proposta europea di riforma del mercato elettrico e il confronto con l’assetto italiano

Mar 30, 2023 | L’Approfondimento di Michele Governatori, L’Approfondimento di Michele Governatori-DX

di Michele Governatori
Michele Governatori è autore di Derrick Energia, un canale informativo su
energia e ambiente sull’omonimo blog e su Radio Radicale.

Come avevamo anticipato nell’ultimo Sparks, la Commissione Europea è uscita il 14 marzo 2023 con il Regolamento 77 che contiene una proposta di modifica dei Regolamenti e delle Direttive che regolano i mercati elettrici (inclusi quelli del bilanciamento) e del regolamento REMIT sulla trasparenza dei mercati delle commodity.

Sintesi della proposta per titoli

La proposta va nella direzione della continuità dei mercati dell’energia come descritti sopra ma rafforza o introduce una serie di elementi in parte già presenti nell’ordinamento italiano (anche se non sempre implementati) per favorire soprattutto:

  • La contrattualizzazione a termine e l’aiuto alla finanziabilità delle fonti rinnovabili
  • Lo sviluppo di sistemi e tecnologie complementari alle rinnovabili per la sicurezza del sistema elettrico
  • La responsabilizzazione e partecipazione della domanda all’efficienza dei sistemi elettrici.

Per quanto riguarda gli strumenti per la contrattualizzazione e ausilio alla finanziabilità delle FER:

  • Ruolo rafforzato dei Governi nel fornire (e socializzare) garanzie per facilitare la stipula di PPA
  • Garanzie pubbliche sui PPA all’ingrosso
  • Vantaggi/incentivi a progetti FER con cessione di parte della capacità via PPA
  • Istituzione di virtual hub regionali nel mercato a termine e di strumenti correlati per l’approvvigionamento di lungo termine di capacità di interconnessione tra le zone di mercato e i virtual hub stessi.

Circa i sistemi e le tecnologie complementari alle fonti rinnovabili:

  • Meccanismi centralizzati di approvvigionamento di capacità di accumulo elettrico
  • Approvvigionamento di contratti di “peak saving” da parte di gestori di rete

In termini di responsabilizzazione e partecipazione della domanda all’efficientamento dei sistemi elettrici:

  • Utilizzo di misuratori dedicati per il settlement della demand response
  • Sistemi di supporto, all’interno o meno dei meccanismi di remunerazione di capacità esistenti, alla partecipazione ai mercati delle risorse di dispacciamento da parte di forme “non fossili” di flessibilità, inclusa quella dal lato della domanda
  • Abilitazione della possibilità di tutti i clienti di accedere a offerte di energia a prezzi dinamici oppure a prezzo fisso, in quest’ultimo caso con durate di almeno un anno
  • “Right of sharing”: tutti i clienti devono potersi scambiare l’energia tra pari anche direttamente e veder riconosciuto il netting rispetto alla rete all’interno delle regole del bilanciamento e senza pregiudizio al sistema fiscale
  • Limitazione dei sussidi alle bollette a non più del 70% dei consumi storici per non compromettere l’incentivo al risparmio.

La Proposta della Commissione e lo stato delle riforme in Italia

La proposta della Commissione, se da un lato non stravolge le logiche di funzionamento dei mercati dell’elettricità in Europa, dall’altro è coerente con alcune delle innovazioni in via di attuazione in Italia, in particolare quelle contenute nella nota sintetica (685/22) che apre il processo di aggiornamento del Testo Unico di Dispacciamento Elettrico (TIDE), un cui punto fondamentale – secondo l’impostazione richiesta dalla stessa ARERA – è una partecipazione allargata delle risorse di bilanciamento del sistema elettrico, ognuno “come può”, a partire dalla domanda: “Per preservare il diritto di accendere la luce a piacimento, si deve costruire un nuovo mondo in cui spegnerla è un’opportunità” scrive molto opportunamente ARERA.

Questo processo dovrà passare per l’introduzione (finalmente) anche in Italia di un contesto aperto ai fornitori di servizi di flessibilità (Balancing Service Provider) e quindi degli aggregatori, cioè operatori specializzati nel contrattualizzare clienti in grado di fornire (anche grazie a innovazioni tecnologiche delle proprie macchine di consumo) capacità di bilanciamento da vendere al TSO e sui cui retrocedere al responsabile di bilanciamento (BRP) le partite di energia movimentata e al cliente finale parte della remunerazione per la flessibilità vera e propria (distinzione, questa, in realtà non così ovvia).

Tutto bene in prospettiva, dunque? Non tutto, perché una serie di aspetti della filiera elettrica in Italia sono oggi regolati, a mio avviso, in modo incompatibile con quanto sopra. In particolare la disciplina degli impianti essenziali, piuttosto opaca e avulsa da altri sistemi contendibili, e il capacity market, che da noi vede le risorse di domanda abilitate alla partecipazione solo “in negativo”, cioè con l’opzione di non pagare il costo della continuità, ma senza l’opportunità di vedersi riconosciuti, per periodi compatibili con investimenti importanti, parte dei costi di capitale dell’infrastruttura (foss’anche solo di telecomunicazioni e di telecontrollo) che serve agli aggregatori per iniziare a operare.