“Non so con quali armi si combatterà la terza guerra mondiale, ma so che la quarta si farà con pietre e bastoni”. È la famosa frase pronunciata da Albert Einstein alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Speriamo davvero che non si arrivi a tanto. Intanto però, i colossi mondiali si stanno contendendo la supremazia e gli equilibri globali a colpi di energia. L’arma più temuta è diventato il gas.
Da una parte ci viene tesa la mano dagli USA, dall’altra si fanno i calcoli con il pallottoliere. Da una parte il GNL americano; dall’altra il gas russo via tubo. Da una parte la politica, dall’altra l’economia. Venghino, siore e siori! Venghino!
Mentre l’Europa si lambicca per cercare soluzioni energetiche sostenibili, sulle nostre teste pende la spada di Damocle degli stoccaggi gas. La lama affilata e la punta minacciosa ci guarda mentre a testa in su riflettiamo su come disinnescare la trappola. Intanto i livelli di stoccaggio (in realtà non proprio così preoccupanti come qualcuno ci vuol far credere… almeno per ora) scendono un po’ più che fisiologicamente. Ma il dato che più ci fa grattare la testa è lo spread Summer/Winter: troppo basso per indurre gli operatori a correre a gambe levate a prenotare capacità di stoccaggio. In altre parole, il gas da comprare oggi (e da iniettare nello stoccaggio) costa troppo rispetto ai prezzi del prossimo inverno (o almeno quelli che vediamo sui forward più aggiornati). Ergo, o scendono a piombo i prezzi della prossima estate (ma questo dovrebbe succedere repentinamente e in modo sostanziale), oppure dovrebbero alzarsi (altrettanto rapidamente) quelli del prossimo inverno. “Grat, grat”, bella storia, Paperino!
Ma in realtà una terza soluzione ci sarebbe ed è quella su cui già si sta lavorando. Bbbbbboni, state bbbboni (avrebbe detto il grande Maurizio Costanzo), stiamo tutti calmi. Non si tratta del riempimento forzato attuato nell’estate del 2022, quando, Snam prima e GSE poi, riempirono “a tutti i costi” gli stoccaggi. Paura, eh? Vi vedo già sgranare il rosario. Ma allora le note condizioni di emergenza non davano molte alternative. In realtà oggi l’idea è quella di riconoscere un premio ai soggetti che andranno a prenotare capacità di stoccaggio.
Ormai lo sappiamo, è inutile girarci intorno, la Transizione Energetica passerà attraverso le molecole del metano (per gli amanti della chimica CH4). Ma come evitare che questi cinque atomi non rappresentino costantemente una minaccia per l’Europa? Possiamo immaginare un futuro prossimo senza metano? Difficile, onestamente. Il gas naturale è il fossile più pulito e oggi il suo utilizzo costituisce ancora una fonte indispensabile (non per niente gli impianti a metano rappresentano la tecnologia marginale in molti mercati). Ma di gas in Europa ne abbiamo pochino e, a giudicare da come gli USA hanno cominciato la nuova politica Trump, anche il nostro ruolo politico mondiale rischia di essere ridimensionato (ancora di più!)
Siamo stretti in una morsa. GNL americano o gas russo? Eh, già. La guerra (perché è una guerra!) in Ucraina non è ancora finita e già si parla di riapertura di flussi dalla Russia. Una bestemmia? No, è business. La voce è sempre più ricorrente nei corridoi del mondo energetico. Più che una profezia, per molti è una speranza. Che dilemma! Ma è un dilemma? O dovremo subire le decisioni di altri?
E del resto importare gas liquefatto potrebbe avere impatti non solo economici, ma anche ambientali. Per estrarre il GNL si procede con la tecnica del fracking (che vi ricordo non essere mai stata adottata in Europa poiché non si conoscono le conseguenze a livello geologico). Poi il gas viene liquefatto, iniettato in una nave, trasportato per miglia e miglia. Poi arriva a destinazione (o quasi), dove viene rigassificato e immesso in rete. Come può costare meno di un gas via tubo? Ma soprattutto, come può inquinare di meno? E c’è già qualcuno (la Cornell University di New York ha condotto uno studio sull’impronta di carbonio lasciata dal GNL) che afferma che l’utilizzo del GNL ha un impatto per l’ambiente più inquinante del carbone (del carbone!!!).
Compriamo gas dalla Russia… anzi compriamo gas dall’Unione Sovietica dalla fine degli anni ’60. Certo, direte voi, il Nord Africa rappresentava per noi una fonte consistente di importazione. Ma abbiamo metanizzato l’Italia anche grazie al gas russo. Il Nord Africa però può tornare ad essere un’area geografica per accordi di medio lungo termine e non solo per l’importazione del gas. L’Europa, sotto tanti punti di vista è in una posizione invidiabile e più di tutte l’Italia. Che sì, (udite, udite!) non è in mezzo al mare solo per i migranti, ma è in mezzo al Mediterraneo anche per la politica e l’economia. Forse dovremmo crederci di più. Non bisogna fare i duri, bisogna credere in quello che siamo e possiamo fare.
Insomma, non è semplice sbrogliare la matassa energetica dell’Europa, ma credo nell’Europa e credo che solo l’Europa possa farlo. Cosa? Essere EUROPA!