Il grande assente di Belém

Dic 4, 2025 | L’Approfondimento di Michele Governatori

Ho letto con un po’ di sofferenza i commenti di colleghi ed esperti che da Belém hanno raccontato l’andamento dei negoziati della trentesima conferenza delle parti (COP30) sulle politiche del clima, l’evento che si svolge ogni anno sotto l’egida di un protocollo ONU e che riunisce almeno in teoria più parti di quanti siano in totale i membri dell’ONU (perché partecipano anche soggetti non riconosciuti come nazioni indipendenti dall’ONU, per esempio Taiwan). In pratica però l’assenza degli USA è stata clamorosa come lo è stato il loro ritiro dagli accordi di Parigi che hanno sancito l’obiettivo desiderabile di non riscaldare il pianeta più di 1,5° dell’era preindustriale e comunque non più di 2°.

E proprio il modo in cui gli accordi di una COP traducono o meno in azione gli obiettivi di Parigi è la misura di quanto il consesso si sia messo d’accordo in impegni significativi. Quest’anno di Parigi c’è la menzione, ma senz’alcuna spinta in più. Una prima volta al punto 6 (“Reaffirms the Paris Agreement temperature goal”) e anche, in termini più volitivi che prescrittivi, al punto 27 (“Recognizes the need for urgent action and support for achieving deep, rapid and sustained reductions of greenhouse gas emissions in line with 1.5 °C pathways”).

Scrive il documento finale che se non fosse per gli impegni succeduti all’accordo di Parigi oggi il globo sarebbe avviato a un incremento di 4° anziché i 2,3-2,5° che possiamo aspettarci con le decisioni prese fino a ora che evidentemente, nota il documento, non sono sufficienti.

Sempre sull’obiettivo della COP15, ricordano le premesse del documento brasiliano a partire da dati IPCC, “servono riduzioni profonde, rapide e sostenute delle emissioni globali di gas serra del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 rispetto al livello del 2019, ed emissioni nette nulle di anidride carbonica entro il 2050”.

I punti successivi danno anche il benvenuto agli sforzi in materia da parte di soggetti diversi dalle parti della COP, e lanciano un’iniziativa su base volontaria tra le parti.

Le COP in effetti hanno anche il ruolo di essere un punto di ritrovo per i soggetti più determinati a fare sul serio sul clima, in questo caso l’Europa, alcuni paesi latinoamericani come la Colombia e il Cile e la stessa Cina. Quest’ultima anche sul clima, così come sulla difesa del libero commercio internazionale, pur con tutte le ipocrisie e le incoerenze del caso, sta occupando gli spazi lasciati liberi dagli USA di Trump. Spazi che, a mio avviso, l’Europa avrebbe interesse a essere più rapida e coesa nel presidiare.

Sul piano della finanza, a Belém si sono ribaditi impegni presi in precedenza, con una maggiore enfasi sugli sforzi di adattamento (cioè gestione degli effetti del riscaldamento), aspetto che da un lato è inevitabile visto che l’overshoot di temperatura ormai c’è, dall’altro è preoccupante se corrisponde a un minor lavoro sulla mitigazione del riscaldamento – cioè l’intervento alla fonte del problema.

Ma arriviamo al punto forse più deludente della COP brasiliana: la grande assenza. Quella del riferimento ai combustibili fossili e alla necessità di impegnarsi a ridurne l’uso.

Nel 2018 a Dubai sembrò che l’espressione “transitioning away” fosse un compromesso troppo blando, oggi invece ci troviamo a rimpiangerlo.

E anche la Cina, pur con le sue posizioni progressiste di massima che citavo prima, ha finito per allearsi su questo con gli altri BRICS e non appoggiare un accordo.

Non esistono le fonti fossili nel documento di Belém. Nella realtà, sono ancora presenti, sempre più sussidiate (lo dice l’IMF), recentemente meno lucrose e sempre più spiazzate dalle fonti rinnovabili per quanto riguarda la generazione elettrica, dove i nuovi impianti fossili sono oggi, nel mondo, una frazione di quelli rinnovabili.

Una presenza che muove interessi che andranno, meglio prima che poi, conciliati con quelli dell’intera comunità di ridurre il danno climatico.

Chissà che il tabù di Belém non nasconda una ormai assodata consapevolezza di ciò.