È stato un luglio caldo e violento. Anche la locomotiva d’Europa ha dovuto piegare la testa di fronte all’ira incontrollata della natura. Centoottanta morti (per ora sono quelli accertati) e centocinquanta dispersi sono numeri troppo grandi, enormi, numeri che accettiamo solo se sono distanti migliaia di chilometri da noi. Numeri da “Paesi in via di sviluppo”. Sono numeri che non vogliamo guardare, che non ci devono riguardare, perché noi siamo “quelli che vivono nel Vecchio Continente” e queste cose non succedono.
Poi un giorno di luglio ci svegliamo e scopriamo che proprio lì, in un Paese vicino a noi, in una regione dove qualche anno fa siamo andati in vacanza, tra quelle casette dai tetti spioventi la devastazione della natura ha rimescolato le carte. Giorni di pioggia incessante e fiumi che si gonfiano come serpenti pronti ad attaccare.
Ma non siamo abituati a vedere le Mercedes nuove di zecca con targa tedesca sommerse dalla terra, i vialetti dei giardini ben curati devastati dal fango. Lo sfondo di certe sciagure che ci parlano da anni non è quello dell’Europa. Sono le baracche a dover essere sommerse e le vecchie auto di quarta mano a dover essere distrutte. Ma è così, questa volta è la Germania a essere in ginocchio. È toccato a lei, ora. Ed è toccato a noi, con l’ennesimo incendio che ha devastato oltre ventimila ettari di territorio in Sardegna.
Tutto passa e il futuro è adesso. Il mondo cambia e noi cambiamo il mondo. Non abbiamo più molto tempo.
È stato un luglio violento e drammatico, dicevamo. Un luglio nel quale abbiamo anche pianto la scomparsa della Regina della Televisione: Raffaella. Una professionista che ha contribuito alla cultura italiana, con i suoi strappi trasgressivi e il suo sorriso schietto bolognese.
E adesso che l’Italia fuma e il caldo è torrido, ricordarla in bianco e nero sembra quasi più naturale che rivederla nelle foto a colori degli ultimi anni. Raffaella se ne è andata giovane. Ora che il mondo cambia, ora che tutto cambia.
L’ho rivista in una vecchia foto degli anni ’60, mentre, in procinto di salire a bordo di una Mini gialla con la porta aperta, guarda sorridente verso l’obiettivo della macchina fotografica in tutta la sua bellezza. Scopro che in quegli anni d’oro Raffaella ebbe rapporti stretti con le auto, pubblicizzando modelli (ormai) storici.
Il mondo è cambiato e le auto del futuro saranno senza rombi. La libertà di viaggiare in auto si colora di verde. Ho pensato a lei, che sapeva anticipare i tempi con la naturalezza di chi ha già visto il futuro. Il mondo sarà tanto diverso, le strade più silenziose, l’aria più pulita.
Avremo bisogno ancora di Raffaella e del suo modo di affrontare le sfide future con professionalità e passione. Ma soprattutto avremo bisogno di credere nel futuro, come ci ha creduto lei, che ha concorso a disegnarlo.