E ora che i buoi (anzi richiamando il titolo di questo pezzo, sarebbe meglio dire “i topolini”) sono scappati, serve a poco richiudere il recinto.
Ma non ci rimane che rimboccarci le maniche e cercare di capire quanto (e se) riusciremo a sostituire il gas russo. La coperta è corta e alcune soluzioni d’emergenza sembrano frenare la transizione energetica. I capitali che si sono resi necessari negli ultimi mesi per coprire gli acquisti energetici, non sono comparsi sul mercato come per magia, ma sono stati dirottati nei mercati energetici da altri ambiti di investimento. Questo vuol dire ovviamente che la spinta inflattiva sui prezzi energetici non può e non deve durare ancora per molto, rischiando di diventare strutturale. E questo vuol dire anche quindi che la sostituzione di un gas che fino a un anno fa costava 20€/MWh non può avvenire a qualsiasi costo.
In altre parole, occorre sì trovare un’alternativa al gas russo (e anche in fretta), ma occorre farlo ad un prezzo che sia sostenibile per l’industria e per le famiglie.
Mai come ora è necessario avere una pianificazione energetica a livello europeo più che mai condivisa. È necessario che l’Europa si compatti, altrimenti a poco servirà che arrivi il Signore, sull’angelo della morte, sul macellaio, che uccise il toro, che bevve l’acqua, che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò. Alla fine ci ritroveremmo comunque senza topolino e senza due soldi…