La flessibilità è una delle maggiori armi di sopravvivenza. La storia è piena di esempi di successi legati alla flessibilità. La storia umana, le specie animali esistenti, ogni singola forma di vita è testimone di flessibilità.
Saper cambiare, sapersi adeguare. Intuire quando è il momento di modificare e variare i propri assetti sulla base di quanto serve.
A metà degli anni ‘80 l’hard rock metallaro imperversava in Europa e negli USA. Sotto l’influenza occidentale anche i giovani dei Paesi del Sol Levante alimentavano la fama di gruppi di chitarristi a petto nudo e batteristi sbronzi che pestavano sulle pelli e sui piatti. Satriani faceva scuola a provetti e promettenti rockettari, che dopo poco sarebbero diventati miti viventi.
I Guns N’ Roses erano un gruppo di ragazzi scapestrati su una rampa di lancio che li avrebbe proiettati verso il successo mondiale, consacrandoli a vita. Per i deboli di cuore sconsiglio vivamente l’autobiografia di Slash (dal titolo “Slash”). Un bomba di emozioni forti. Un racconto dettagliato della vita di quei cinque ragazzi, dalla nascita, fino alle tensioni decisive del gruppo. Per chi invece pensa di potere resistere ai racconti di notti folli di sesso, droga e rock duro, beh, allora Slash è un libro fantastico.
Nell’87 esce Appetite for Destruction, contenente pezzi del calibro di Sweet Child o’ Mine, Welcome to the Jungle, Paradise City o Mr. Brownstone, solo per citarne alcuni (ci vorrebbe un libro per raccontare la storia di ogni brano). Insomma, con il primo vero disco i Gun’s “spaccano” e scalano le classifiche di tutto il mondo. I ragazzini di tutto il mondo scimmiottano Slash in piedi mentre suona la sua Gibson Les Paul con il manico verticale e la cassa poggiata sulla gamba leggermente piegata. Ma l’imitazione si ferma lì, perché solo le sapienti mani di Slash bruciano la tastiera con assoli velocissimi di richiamo blues.
Il successo è una bomba deflagrante. Indisponenti, sfacciati, spesso ubriachi, si presentano a eventi ufficiali con irriverenza, destando lo sdegno del pubblico incravattato.
Qualche anno passa sulla cresta dell’onda e tutto sembra scritto. Un successo assicurato per anni. Gun’S, Extreme, Def Leppard fanno da contraltare a gruppi come Duran Duran e Spandau Ballet.
Ma, entrati negli anni ’90, le tensioni nel gruppo si fanno sentire sempre più spesso e cominciano ad affiorare divergenze anche sui nuovi pezzi da scrivere.
Nel bel mezzo della registrazione di Use your illusion, Axl Rose si blocca su uno dei pezzi più emozionanti: November Rain. Qualcosa non lo convince. Sì, vanno bene il basso e la batteria. La melodia è bella, ma manca qualcosa. Il gruppo attende e propone, ma alla fine è Axl che decide. Useranno il Synt con sottonfondi di tastiere. È la sommossa, il gruppo si oppone. Per un rockettaro vero questa è una lesa maestà. Slash cerca di spiegare le sue ragioni, ma Axl ormai ha deciso. Ha capito che si può essere hard rock anche con l’utilizzo di strumenti nuovi.
Il pezzo viene scritto, ma il gruppo non è per niente convinto. Quasi un’onta. Ma alla fine il disco esce e November Rain sbanca. Le radio la passano in continuazione (nonostante i suoi poco commerciali nove minuti di durata).
Slash nel suo libro scrive di questo episodio elogiando la lungimiranza e la vena artistica di Axl. I tempi stavano cambiando e lui capì, adattando un pezzo scritto agli strumenti più adatti. Il gruppo dimostrò la sua flessibilità in un contesto in cui pochi avevano osato tanto ed entrando tra i primi nel decennio dei ’90 come rocker innovatori.
Quante forme ha la flessibilità? Quanto occorre essere aperti per guardare oltre?
Ah, a proposito di andare oltre: Slash morì nel 1992. Lo racconterà qualche anno dopo lui stesso nella sua biografia…