Spesso affianchiamo il concetto di mobilità elettrica a quello di innovazione, ma in realtà la prima forma di auto elettrica risale intorno al 1832, da un’idea di Robert Anderson.
Nel nostro Paese la prima auto elettrica fu costruita tra il 1890 e il 1891 ad opera del conte Giuseppe Carli di Castelnuovo Garfagnana, che, insieme all’ingegner Francesco Boggio, realizzò il primo esemplare italiano. L’auto fu realizzata nello stabilimento dell’allora Fabbrica dei tessuti, grazie agli investimenti privati del conte, ed era affiancata da un impianto di produzione di energia elettrica.
L’innovativo veicolo era leggero, ma solido, realizzato con tubi verniciati e fissati sull’asse di tre ruote di ferro, a bordo potevano salire 2 persone, misurava 1,80 m in lunghezza, 1,20 m in altezza e pesava 140 Kg, batterie incluse. Il motore, da 1 CV, permetteva di raggiungere i 18 Km/h ed un’autonomia di circa 10 ore.
Nel 1899 le auto elettriche guadagnarono popolarità, specialmente tra le donne. Rispetto alle auto a gas e a vapore del momento, le auto elettriche erano silenziose e non emettevano gas maleodoranti. Nella prima decade del ‘900 i veicoli elettrici negli Stati Uniti rappresentavano circa un terzo del totale dei veicoli su strada ed era proprio in quegli anni che Ferdinand Porsche, fondatore della nota casa automobilistica, creò la prima auto ibrida a gas.
Ma nel 1935 i veicoli elettrici erano quasi del tutto scomparsi per lasciar posto al motore a combustione interna alimentato dai derivati del petrolio greggio ed economico del Texas.
Queste auto, confrontate con quelle attualmente in commercio, fanno un po’ sorridere, ma l’auto del Conte è simbolo indiscusso di una mobilità primordiale ma modernissima, quella alla quale aspiriamo oggi noi, viaggiatori del XXI secolo.